I lockdown diffusi dovuti dall’emergenza da Covid-19 hanno modificato l’aria della nostra Terra, rendendo salubri anche le metropoli più industrializzate. Ma ha modificato anche alcune abitudini, di cui ora si possono misurare gli effetti. Secondo un recente studio svolto dall’Enea, l’inquinamento atmosferico è notevolmente diminuito grazie anche alla drastica riduzione del traffico. Conseguenza dello smart working, ovvero il lavoro agile, che ha permesso a imprenditori e dipendenti di continuare a svolgere il proprio lavoro pur rimanendo a casa.
“Il tempo dello Smart Working. La Pa tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente” è il titolo dell’indagine svolta da Enea, che ha coinvolto oltre 5.500 persone su 29 amministrazioni pubbliche e ne ha messo in evidenza i benefici della flessibilità lavorativa.
Lo smart working ha contribuito a ridurre il traffico quotidiano, evitando l’emissione di 8.000 tonnellate di Co2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto. Inoltre, si sono evitati spostamenti in auto per un totale di 46 milioni di chilometri circa, durante tutto questo periodo. A vantaggio del clima: “Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa,– hanno spiegato le ricercatrici Marina Penna e Bruna Felici – e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere“.
“I risultati – hanno aggiunto – assumono un particolare significato in questi giorni in cui circa il 75% dei dipendenti pubblici lavora in modalità smart working e confermano che le amministrazioni che lo avevano già adottato si siano dimostrate più reattive e competitive rispetto alle altre nell’affrontare l’emergenza“. “Soprattutto nelle grandi città in assenza di misure” – continuano le esperte – “si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio. Opportunamente governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe infatti di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus“.