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P. Diddy: dai “White Parties” all’arresto e che cosa centrano Justin Bieber, Beyoncé e J.Lo


In questi giorni i giornali statunitensi in primis, così come le testate italiane, stanno parlando di quello che sarebbe già stato rinominato come il #MeToo dell’industria musicale (come definito dal ‘New York Times’). Stiamo parlando dell’arresto, avvenuto il 16 settembre scorso, del rapper e produttore discografico P. Diddy, conosciuto anche come Puff Daddy (nome d’arte di Sean Combs), con l’accusa di tratta di essere umani e sfruttamento sessuale anche su minori, dal tribunale federale di New York.


Dai “White Parties” all’arresto: che cosa sta succedendo nel caso P. Diddy


Bisogna fare un passo indietro al 2001 quando Thalia Graves fu la prima donna ad accusare il rapper di averla drogata e stuprata, filmando il tutto. Passarono gli anni e nel 2016, l’ex fidanzata del rapper Cassie Ventura lo accusava di abusi e violenze, finito in un patteggiamento a favore di lei. Le vicende che coinvolgono Cassie Ventura sono riemerse lo scorso anno, quando la modella e cantante lo denunciava ancora una volta di stupro e violenze, raccontando anche dettagli sui cosiddetti “White Parties”, delle feste private organizzate dal rapper durante le quali diverse donne sarebbero state costrette a fare sesso con gli invitati, mentre lui filmava il tutto. Si aggiungono oggi anche altri dettagli che riportano come il rapper privasse del sonno queste donne, le alimentasse solo con flebo e coinvolgesse anche minori in queste feste. Non solo, nella villa del rapper sono stati trovate diverse confezioni di olio per bambini e lubrificanti.


Negli ultimi settimane sono emerse nuove accuse con almeno dieci donne ad aver intentato cause civili contro P. Diddy, il quale si è sempre dichiarato non colpevole. Diddy, per ora, si trova in carcere in attesa di processo, con una pena minima che arriva a 15 anni di reclusione ed una massima che lo porterebbe all’ergastolo. In primo luogo, in attesa della sentenza, ha offerto di pagare una cauzione di 50 milioni di dollari per uscire, ma è stata rifiutata.


A tutto ciò si aggiungono anche diversi nomi noti, come Justin Bieber, Jennifer Lopez, Beyoncé e molti altri.


Cosa centrano Justin Bieber, Beyoncé e J.Lo nello scandalo P. Diddy


Il primo nome che scaturisce nella vicenda è quello di Justin Bieber. Puff Daddy è stato il mentore di Bieber dal 2013, e sul web sono emersi alcuni video di feste private nei quali erano presenti entrambi. Una di queste è quella per i 16 anni di Justin Bieber, durante la quale P. Diddy avrebbe promesso di regalare lui una Lamborghini e un po’ di “divertimento” con alcune donne, alludendo a esperienze sessuali. Come riportano diversi media statunitensi, il sospetto è che anche Justin Bieber potrebbe esser stato coinvolto nei famosi “White Parties”, forse come vittima, allora minorenne.


I sospetti si sono allargati anche ad altri nomi noti; da Jennifer Lopez, compagna del rapper dal 1999 al 2001, Leonardo Di Caprio, Khloe Kardashian, Paris Hilton, Ashton Kutcher, Beyoncé e JayZ. Questi avrebbero partecipato a diversi “White Parties”, tra il 1998 e il 2009, nella villa del rapper, come riporta il Daily Mail.


Nel mentre su TikTok continuano ad emergere diversi video con nuovi dettagli, ancora da confermare, che vedono coinvolti sempre più personaggi di Hollywood che comprometterebbero ulteriormente la posizione di P. Diddy.


Eminem e il riferimento a P. Diddy nel brano “Fuel”


Infine, anche di Eminem si parla in relazione alla vicenda. In particolare, è la canzone “Fuel”, uscita questo luglio, ad esser diventata virale. Nel brano Eminem fa riferimento alla fama di Puff Daddy come stupratore e persona violenta.


I’m like a R-A-P-E-R (yeah)
Got so many S-As (S-As), S-As (huh)
Wait, he didn’t just spell the word, “Rapper” and leave out a P, did he? (Yep)


Nella prima frase lo spelling della parola raper (stupratore in italiano), si avvicina alla parola rapper. Nella terza gioca sull’assonanza tra “did he” (lo ha fatto?) e Diddy, anticipato proprio da una P. Pronunciando velocemente la P, seguita da “did he”, pare dica proprio P. Diddy.




Come detto, Puff Daddy si trova oggi in carcere con le accuse di traffico sessuale, frode, coercizione e abuso e prostituzione forzata. Il rapper rischia una condanna da 15 anni fino all’ergastolo.


Foto: LaPresse.