Magazine RDS

Per la prima volta un’intelligenza artificiale ha scoperto autonomamente una supernova


L’intelligenza artificiale ha sempre più applicativi in diversi ambiti; da quelli più ludici che permettono di ricreare personaggi e mondi fantastici, ad utilizzi più scientifici come quello della ricerca astronomica.


Proprio su questo secondo punto un’intelligenza artificiale, sviluppata da un team di ricerca internazionale coordinato dalla Northwestern University, è riuscita a scovare una supernova senza l’aiuto dell’essere umano.


Per la prima volta l’IA ha individuato una supernova


Il software, Bright Transient Survey Bot (BTSbot), ha aperto la strada per una nuova applicazione dell’intelligenza artificiale per scoprire ed analizzare il nostro universo. I ricercatori hanno dapprima istruito l’IA con oltre 1.4 milioni di immagini del nostro universo per poi ‘lanciarla’ nella sua ricerca. Il risultato? L’intelligenza artificiale è riuscita a scovare autonomamente una nuova supernova, la SN2023tyk.


Ciò che sorprende è che il software ha scoperto questa supernova in soli due giorni, accelerando di gran lunga i tempi consueti di ricerca per scoprire nuovi elementi del nostro universo. Come spiega Adam Miller normalmente il processo di ricerca senza il supporto dell’AI consiste così: “Un software automatizzato presenta un elenco di possibili esplosioni cosmiche agli esperti che dedicano tempo alla verifica dei candidati ed all’esecuzione di osservazioni spettroscopiche”, spiega Miller, tra gli sviluppatori dell’IA. Infatti, “possiamo sapere con certezza se un candidato è veramente una supernova solo raccogliendone lo spettro, la luce dispersa della sorgente, che rivela gli elementi presenti nell’esplosione”.


L’utilizzo dell’IA riduce i tempi e permette ai ricercatori e alle ricercatrici di concentrarsi maggiormente sulla fase di analisi successiva ai rilevamenti: “Fornisce più tempo al gruppo di ricerca per analizzare le proprie osservazioni e sviluppare nuove ipotesi per spiegare l’origine delle esplosioni cosmiche che osserviamo”, spiega Miller. “Ciò semplifica notevolmente gli ampi studi sulle supernove”, aggiunge il co-autore Nabeel Rehemtulla, “aiutandoci a comprendere meglio i cicli di vita delle stelle e l’origine degli elementi creati dalle supernove, come carbonio, ferro e oro”.


Foto di NASA su Unsplash