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Quali prodotti rischiamo di non trovare al supermercato a causa della guerra in Ucraina


La guerra in Ucraina non riguarda i confini dell’Est Europa ma tutti. In seguito alle vicende ucraine, gli impatti iniziano a farsi sentire anche da noi, e in tutta l’Europa, su qualcosa che fa gola a tutti i cittadini: il cibo. In particolare sui prodotti legati all’importazione, e alla filiera di zootecnica, in altri termini l’alimentazione animale.


Olio di girasole, farina e zucchero sono alcuni dei prodotti su cui sono di recente stati imposti dei limiti di acquisto. Alcuni effetti collaterali del conflitto si riscontrano in effetti sull’accaparramento di materie prime, come il mais. Molti dei prodotti, provenienti proprio dall’Est Europa potrebbero iniziare a scarseggiare, qualora il conflitto si perpetrasse.


Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, in alcune dichiarazioni rilasciate a FanPage.it ha risposto su alcuni temi caldi riguardo la produzione e distribuzioni delle merci, che rischiamo di non trovare nei nostri supermercati nelle prossime settimane.


I limiti all’acquisto che sono stati imposti nei supermercati sono solo un modo per evitare una corsa accaparramento, che in questo momento è assolutamente ingiustificata, più che un’effettiva indisponibilità. Non c’è una carenza dei prodotti. Ad esempio Unicoop ha messo un limite ad alcuni prodotti che sono tipicamente provenienti dall’Ucraina: olio di girasole, farina di frumento tenero e zucchero. Noi importiamo da Kiev l’80% dell’olio di semi di girasole, mentre il frumento tenero non viene solo dall’Ucraina, che è il settimo o ottavo produttore di frumento tenero per l’Italia. […]Lo zucchero proviene da diverse parti del mondo, in buona parte dall’Unione europea, anche dall’Est europeo.


Un importante deficit potrebbe essere quello del mais, infatti Bazzana sostiene:


Poi abbiamo un deficit relativo al mais, che riguarda però la filiera zootecnica, per cui circa il 50% del prodotto destinato all’alimentazione animale è di importazione […] Per la soia, destinata anch’essa all’alimentazione animale, per più del 60-70% è di provenienza estera.


Il principale impatto del deficit sull’alimentazione animale, avrebbe un impatto concreto negli scaffali dei supermercati che si tradurrebbe in carenza di latte, uova e carne:


Sì, se non dovessi avere la quantità necessaria di mais a coprire l’alimentazione, è chiaro che questo si tradurrebbe in una riduzione della produzione. Sul latte siamo autosufficienti per l’86%, poi c’è una quota di esportazione, penso per esempio al formaggio. Bisogna vedere insomma il mix tra quello che autoconsumiamo e ciò che esportiamo. Per le uova sostanzialmente in base ai dati saremmo autosufficienti. L’incognita è però determinata dall’influenza aviaria che ha colpito alcune zone d’Italia, provocando danni sugli allevamenti.


Fonte foto: Pexel