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Chiara Ferragni, dopo il pandoro scoppia il caso sulle bambole: “Non abbiamo ricevuto alcuna donazione”


Sembra proprio che il periodo difficile per Chiara Ferragni sia ancora molto lontano dalla sua fine. Dopo il caos generato dal cosiddetto “pandoro gate” – che da un semplice “errore di comunicazione” si è trasformato in un’indagine per truffa – non passa giorno senza che escano nuovi dettagli sull’imprenditrice.


Dopo il caso Balocco erano emerse polemiche anche sulle uova di Pasqua di Dolci Preziosi, promosse con una modalità simile a quella usata per il pandoro griffato. Ora sotto i riflettori c’è la bambola Trudi ispirata all’influencer. Come spiega Open, ai tempi la bambola fu presentata così:


“Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore”.



La risposta di Stomp out bullying


I giornalisti di Zona Bianca hanno contattato di Ross Ellis, ceo e fondatrice di Stomp out bullying, che avrebbe negato di conoscere Chiara Ferragni e ha risposto di “non aver ricevuto alcuna donazione”.


Al momento non sappiamo se, a seguito di queste nuove informazioni, verranno fatti approfondimenti. Intanto Chiara Ferragni, dopo un primo veloce contatto con i giornalisti, ha fatto diffondere una dichiarazione alla stampa. Così riporta la nota:


“In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di Amministratore Delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto”.


Foto: LaPresse