Le migliori “ultime parole” prima di voltarsi e sparire
Nella vita reale non sempre si riesce a mantenere quella calma e diplomazia nell’abbandonare la “scena” e lasciare alla persona di turno (che sia ex partner, capo, amico, collega, parente) le nostre ultime parole, per far sì che arrivi e resti il nostro ultimo nonché giusto messaggio: che sia un ricordo, che sia un elemento lasciato da cui prendere spunto per la relazione successiva, che sia anche solo il modo per mantenere intatta la propria dignità di uomo e di donna, l’importante è saper riuscire ad ottenere il meritato riscatto finale.
No, nella realtà è un po’ difficile mantenere quell’”aplomb” che si vede nei film. Troppe le variabili che mettono in subbuglio le emozioni, e poca la “freddezza” tipica di chi invece è lì per recitare un copione, ma soprattutto la mancanza di uno sceneggiatore in grado di farti riscattare nel migliore dei modi al finale di una scena.
A chi di noi, d’altronde, non è mai venuta la voglia di sparire lasciando dietro di sé una frase che potrebbe sicuramente rimanere immemore nei ricordi di chi la sente?
Qualcuno forse ci è riuscito, mettendoci del suo e magari ricevendo anche un suo buon tornaconto, altri invece hanno preso spunto da celebri film in cui gli addii risultano essere sempre così terribilmente perfetti.
Il diario di Bridget Jones
Sarebbe lungo elencare tutti gli addii disseminati nella storia del cinema, prendiamo intanto come esempio il tentativo di riscatto all’infatuazione non corrisposta più famosa del cinema: Bridget Jones, la semplice ragazza della porta accanto, che alla fine di varie sofferenze e peripezie per meritarsi una sola briciola di sentimento – che non sarà mai corrisposto come dovrebbe essere – risponde così al bel capo Daniel, interpretato alla perfezione dall’affascinante Hugh Grant.
Daniel: Noi ci apparteniamo, Jones. Sei mia, sono tuo… sogno la tua minigonna…
Bridget: Davvero?
Daniel: Se non ci riesco con te, non ci riuscirò mai con nessuna.
Bridget: …Non è una proposta così allettante per me… non sono disposta a mettere in gioco la mia vita per un uomo che non è neanche così sicuro.
Parafrasando quello che hai detto tu una volta, sto ancora cercando qualcuno… più straordinario di te.
Un finale dall’ottimo riscatto che mette in salvo, con semplici parole, la sua dignità di donna.
Casablanca
Ma l’addio più famoso della storia del cinema è quello di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca. Con una sola semplice frase “Buona fortuna, bambina” ha inserito l’ingrediente giusto per rendere memorabile una scena d’addio.
E’ un’ addio motivato da problemi legati alla lotta anti-nazista. Bogart il duro, l’insensibile, abbandonava la sua maschera rigida per diventare il nuovo eroe romantico dello schermo. Un gesto d’altruismo, di solidarietà umana per una causa nobilissima, di fronte alla quale anche l’amore doveva passare in secondo piano. Lui non esitò a sacrificare il grande amore, convincendo la ragazza a partire col marito. Uno dei momenti più commoventi della storia del cinema in cui i due protagonisti sono costretti – dal destino, dalle circostanze o dall’impossibilità di continuare – a separarsi.
Il cinema ha da sempre il potere di trascinarci in terre lontanissime in universi paralleli, ma così quotidiani e realistici, in grado di farci emozionare e sognare, di farci ridere e piangere con estrema facilità. E spesso il suo momento topico lo raggiunge al momento finale, come in ogni trama che si rispetti, quando la tensione giunge al culmine un attimo prima dello scioglimento.
La Dolce Vita
Nel film La Dolce Vita, di Federco Fellini, il compito di “dire addio” è lasciato al silenzio .
A volte sono proprio i gesti ad essere più evocativi e forti delle parole. Ed il cinema nostrano lo ha interpretato alla perfezione. Memorabile nella scena finale l’addio del protagonista, il giornalista di servizi scandalistici Marcello (interpretato da Mastroianni) che volta le spalle a una vita normale, impersonata da una giovane ragazza Paola, che sul finale rivede il suo Marcello e lo chiama tra rumori di ragazzi e onde del mare. Marcello intuisce ma decide di darle lo stesso un addio: “Non capisco, non si sente” così si chiude il film capolavoro di Fellini. Una scena di fatto quasi muta e giocata tutta sulla potenza evocativa delle immagini. Un addio a sguardo basso, a quell’ultima possibilità di cambiare quella “dolce vita” così disordinata che aveva vissuto fino a quel momento.
10 cose che odio di te
A volte invece è necessario avere in mente un bel “discorsetto”, che però inganna le intenzioni iniziali arrivando comunque ad esprimere, nel migliore dei modi, le reali emozioni.
Nel film 10 cose che odio di te le due sorelle protagoniste Bianca e Kat, sono alle prese con le regole adolescenziali che prevedono la loro età. Niente uscite, niente feste e soprattutto niente ragazzi. La sorella maggiore architetta quindi un piano per infrangerle, combinando un incontro per Kat la sorella minore, sfruttando la complicità di Patrick. Quando poi i due si innamorano realmente e lei scopre che il ragazzo in realtà era stato ingaggiato dalla sorella, il suo discorso finale non lascia alcun dubbio sull’effetto voluto: “Odio il modo in cui mi parli e il modo in cui ti tagli i capelli… Odio il modo in cui guidi la mia macchina, odio quando mi fissi… Odio i tuoi stupidi stivali anfibi e il modo in cui mi leggi nella mente… Ti odio così tanto che mi fa stare male… mi fa perfino scrivere poesie… Ti odio… Odio quando hai sempre ragione… Odio quando mi menti… Odio quando mi fai ridere… Odio anche di più quando mi fai piangere… Odio quando tu non mi sei intorno, e il fatto che non abbia chiamato… Ma più di tutto odio il fatto che non ti odio… Nemmeno quasi… nemmeno un pochino…”
La Rivincita Delle Bionde
Nel film La Rivincita Delle Bionde, Elle Woods è una Miss ammirata solo per i suoi splendenti capelli biondi e per aver partecipato alla realizzazione del calendario per il suo campus.
Quando viene improvvisamente lasciata dal suo fidanzato Warner, che sta per trasferirsi ad Harvard, ricevendo lusinghe del tipo: “Se diventerò senatore dovrò sposare una come Jacky, non una come Marilyn!” accantona le risposte ingenue:”Quindi vuoi lasciarmi perché sono troppo BIONDA!“, per dimostrare che anche lei può avere un cervello tanto brillante quanto il suo, e forse di più! Lui come ogni buon copione, cinematografico o reale prevede, si pente e ritorna: “Volevo solo dirti che sei stata semplicemente brillante, e che mi sbagliavo..sei tu la ragazza che fa per me, io ti amo…” e lei le dà con ostinata indifferenza il ben servito: “ho aspettato così a lungo per sentirtelo dire…Ma per diventare socia di uno studio legale prima dei 30 anni avrò bisogno di un ragazzo che non sia un perfetto idiota”. Una bella soddisfazione!