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Troppa spazzatura nello spazio: ecco perché si parla di sostenibilità spaziale


L’uomo ha una grande capacità: quella di inquinare ogni ambiente. Ha inquinato la terra, l’aria e il mare. Oggi siamo certi che l’uomo, maldestro come non mai, è riuscito anche ad inquinare (in modo consistente) anche lo spazio. Perché nello spazio, dobbiamo dirlo, c’è di tutto. Ci sono i vecchi satelliti, ma anche resti di razzi, sonde o di armi speciali. Ma chi sono i principali diffusori di spazzatura spaziale? Ovviamente, ad esser maggiormente responsabili, sono quei paesi che per primi (e con maggiore insistenza) si sono avventurati nello spazio: stando all’Orbital Debris Quarterly News, i paesi in questione sono (in ordine) Russia, USA e Cina, che tutti insieme, avrebbero contribuito a diffondere 19.000 rifiuti nello spazio (questi quelli identificati) mentre sarebbero centinaia di milioni, quelli non ancora identificati…




Attenzione, perché parte di questi rifiuti, sarebbero il frutto della disintegrazione (programmata) di attrezzatura in orbita: tradotto, si tratta anche di frammenti provenienti – in origine – dallo stesso dispositivo. A che conseguenze possono portare tutti questi detriti? Innanzitutto, il primo problema, è che possono danneggiare la strumentazione attualmente in orbita. Ma il problema andrebbe a toccare anche il buco nell’ozono, che verrebbe di volta in volta ridotto a causa della combustione dei pezzi che bruciano all’interno dell’atmosfera.

L’uomo dunque ha avuto la capacità di inquinare, ma oggi l’uomo ha anche sviluppato una maggiore coscienza riguardo la sostenibilità ambientale cui fa eco la sostenibilità spaziale: per questo, in futuro, oltre alle consuete missioni spaziali, ci saranno anche quelle missioni che avranno il compito di rimuovere questi insidiosi detriti spaziali.


Immagine di copertina: LaPresse