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Greenwashing, le regole di etichettatura per i fondi ESG

(Adnkronos) – L’azione di contrasto al greenwsashing a livello europeo ha ora un importante strumento in più. L’Esma, European Securities and Markets Authority, l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ha infatti reso note le linee guida definitive per l’etichettatura dei fondi ESG.

Un passo fondamentale nella direzione di una maggiore chiarezza e trasparenza nella classificazione dei fondi, a vantaggio degli investitori finanziari. In pratica, da ora in avanti la nuove regole garantiscono che i nomi di fondi che comprendono termini come “ESG” o “sostenibilità” siano coerenti con l’effettiva strategia e gli obiettivi dei fondi di investimento stessi. Le linee guida pubblicate da Esma si inseriscono in un contesto dove si registra un deciso aumento dei nomi legati ai temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance con un numero di prodotti finanziari e fondi che utilizza termini ESG cresciuto di quattro volte nell’ultimo decennio.  


A monte della messa a punto delle linee guida si trova la consultazione lanciata da Esma nel novembre 2022 per fare maggiore chiarezza tra gli operatori finanziari in un contesto in rapido aumento dei fondi di investimento sostenibili.

Anche a seguito delle pressioni registrate nei feedback della consultazione da parte degli investitori, l’Autorità ha rimosso la soglia del 50% degli investimenti richiesti inizialmente prevista per poter utilizzare nel nome del fondo o del prodotto finanziario sul mercato termini come “sostenibile” o “sostenibilità”. Tale soglia è stata sostituita con il requisito di una percentuale minima dell’80% di investimenti utilizzati per soddisfare i criteri di sostenibilità e con l’introduzione di una categoria di transizione che comprende termini come “miglioramento”, “progresso”, “evoluzione”, “trasformazione”.La categoria transizione comprende inoltre una soglia di investimento dell’80%, applicando al tempo stesso esclusioni per i benchmark di transizione climatica (CTB), invece che per i Paris-aligned benchmarck (PAB), come era stato previsto in origine. Questa decisione è stata presa per poter permettere investimenti in azienda che, pur derivando parte dei loro ricavi da combustibili fossili, dimostrano una forte spinta verso la transizione.

In aggiunta alla terminologia sopra indicata, le nuove linee guida di Esma introducono ulteriori disposizioni che riguardano altre categorie di nomenclatura tra cui i tempi relativi all’impatto: ad esempio, termini come “impact” possono essere utilizzati solo dai fondi che soddisfano le soglie quantitative e le tutele minime. Inoltre, con riferimento alla misurazione della transizione, qualora indicata nel nome del prodotto o del fondo, deve essere chiara e misurabile in modo da creare un legame tra la strategia del fondo e la sua denominazione.

Da ricordare che per i fondi esistenti è previsto un periodo di transizione di sei mesi, in accordo con la proposta contenuta nel documento di consultazione. Se a ciò si aggiunge che le linee guida saranno in vigore tre mesi dopo la pubblicazione nelle diverse lingue dei Paesi UE, i gestori dei fondi esistenti avranno circa nove mesi di tempo per potersi conformare alle nuove regole.