(Adnkronos) – Negli ultimi tempi, i medici sono spesso alle prese con adolescenti, che soffrono di ansia e che presentano disturbi emotivi e dell’attenzione. Gli adolescenti sono infatti sempre più dipendenti da smartphone, social network e tecnologia e il fenomeno ha cominciato a mettere in guardia anche psicoanalisti e insegnanti, che hanno notato i primi effetti collaterali. “I giovani più legati alla piccola tastiera hanno difficoltà a concentrarsi a scuola, si addormentano tardi e si svegliano anche durante la notte se il loro telefonino comincia a vibrare”, afferma la psicoanalista Adelia Lucattini componente della Società Psicoanalitica Italiana, che sostiene la necessità di “vedere lo studio in un’ottica diversa per superare noia e apatia, e per migliorare l’attenzione e la concentrazione”.
“L’adolescenza – sottolinea Lucattini – è il tempo durante il quale ci si comincia a separare dai genitori, si svolge il processo di individuazione, il divenire individui con la propria identità e personalità, si cerca di capire che tipo di persona diventare da adulti e ci si adopera per realizzare i propri desideri. Se da un lato, la tecnologia permette di restare in contatto con gli amici e i familiari lontani, d’altro canto, è bene limitarsi evitando di restare continuamente connessi e cercando i tempi giusti da armonizzare con le altre attività quotidiane. Inoltre, i ragazzi iperconnessi hanno difficoltà a completare qualsiasi lavoro senza interrompersi, per controllare lo smartphone. Se vengono raggiunti da un messaggio ogni cinque minuti è impossibile che riescano a portare a termine anche una sola riflessione, immaginiamoci quanto può essere difficile la lettura o studiare un nuovo concetto e memorizzarlo. La tentazione di rispondere subito è troppo forte”.
“Per questo bisogna riaffermare il valore dello studio”, prosegue Adelia Lucattini, ricordando che “i dati Istat sulla lettura sono preoccupanti da anni ma adesso sono ulteriormente peggiorati. Gli ultimi dati mostrano che in Italia nel 2022 le persone dai 6 anni in su che hanno letto nell’ultimo anno almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali nel 2022 sono il 39,3%, nel 2020 erano il 41,4%, 2010 erano il 46,8%”.
Dunque, secondo la psicoanalista “bisogna incoraggiare gli studenti a appassionarsi allo studio, nonostante il ritardo accumulato durante la pandemia e l’aumento dei disturbi emotivi e del disagio psicologico. Gli insegnanti, in questo, hanno un grande compito e allo stesso tempo una responsabilità. Sono preparati e formati, possono affrontare e vincere anche questa battaglia vitale per il futuro dei giovani, nonostante le difficoltà che, purtroppo, il sistema scuola vive ogni giorno. La scuola per i ragazzi è un’opportunità indispensabile di apprendimento, formazione e maturazione”.
“Quanto ai genitori, invece – prosegue – è necessaria una maggiore consapevolezza dell’importanza del loro ruolo, di avere maggior polso con i figli e una più assidua collaborazione con gli insegnanti e con la scuola. Spesso i genitori non sono preoccupati dal vedere i loro figli costantemente ripiegati su se stessi e immersi, persi, nello schermo luminoso dello smartphone. Ai genitori è richiesto di essere coraggiosi, di avere fiducia nelle proprie possibilità, consapevoli che se decidono di vietare l’uso eccessivo del cellulare, andranno incontro alle proteste dei loro figli, perché è normale, l’adolescenza è l’età della contrapposizione e della ribellione e educare implica il gioco delle parti. Se i genitori sono dipendenti dai loro telefonini, non devono però confondere i propri bisogni con quelli dei loro ragazzi”.
“Inoltre, se i figli adolescenti non accettano di essere ripresi per un comportamento simile a quello dei loro genitori, è necessario – suggerisce l’esperta – che gli adulti spieghino che c’è un tempo per ogni cosa. Quando diventeranno adulti, allora decideranno per se stessi e per i propri figli. Fino a quel momento non è solo un compito, ma è anche un dovere dei genitori dare delle regole e farle rispettare, con affetto e fermezza, spiegando le motivazioni ma non accettando un livello paritario con i figli. Di amici se ne hanno tanti, di genitori o chi ne fa le veci, se ne hanno due. La crescita psichica, inoltre, si basa sulle ‘asimmetrie’ con cui inconsciamente si cimenta e di cui si nutre”, conclude.