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Report di sostenibilità, ecco i 7 punti per compilarlo al meglio

(Adnkronos) – Arrivano preziose indicazioni per compilare il report di sostenibilità, attività sempre più richiesta alle imprese, soprattutto alle imprese europee dove la portata della rendicontazione non finanziaria è stata rafforzata dalla Direttiva Csrd. 


Iconsulting, azienda di consulenza italiana che crea valore strategico partendo dai dati, ha individuato 7 punti di forza per efficientare l’attività di rendicontazione ESG: 


– Commitment: il pieno coinvolgimento di tutte le parti interessate. È essenziale che tutte le persone coinvolte siano consapevoli dell’importanza del loro contributo e che ci sia un forte supporto a livello aziendale per garantire il successo delle iniziative ESG; 


– Governance collaborativa: la seconda sfida riguarda la governance. L’ESG reporting richiede una gestione efficace degli stakeholder interni come collaboratori chiave nel raggiungimento degli obiettivi. Questo coinvolgimento è fondamentale sia nella raccolta dei dati che nell’analisi per migliorare i processi aziendali; 


– Adattamento normativo: per le aziende è fondamentale adattarsi alle normative che sono in continua evoluzione. Le imprese devono essere flessibili per affrontare le modifiche legislative e gli aggiornamenti nella loro strategia aziendale. Questo richiede uno sforzo significativo per allineare il lavoro sui framework precedenti alle nuove normative nazionali e sovranazionali; 


– Qualità dei dati: spesso i dati utilizzati nei processi ESG sono imprecisi o soggetti a interpretazioni, mentre è importante gestire la qualità dei dati fin dall’inizio per evitare errori e incongruenze nella fase di reporting. Certificare e controllare i dati provenienti da diverse fonti aziendali è essenziale per ottenere un sistema di reporting affidabile; 


– Automatizzazione: un punto che migliora la qualità del report e riduce l’effort dell’impresa. Infatti, i processi ESG coinvolgono la raccolta di dati da varie fonti informative, alcune delle quali non strutturate. Ridurre al minimo il coinvolgimento manuale nella raccolta dati tramite l’automazione è fondamentale per rendere il processo più efficiente e veloce, considerando la vastità delle informazioni coinvolte; 


– Gestione dei dati e dei metadati: la gestione strutturata dei dati multi-sorgente è una sfida importante nei processi di raccolta e reporting ESG. Siccome coinvolgono molteplici attori e fonti informative complesse, è necessario documentare, tracciare e organizzare i dati in modo intelligibile per gli stakeholder interni ed esterni e per le figure aziendali che utilizzano queste informazioni per definire i Kpi; 


– Innovazione: Iconsulting spiega che l’innovazione può essere la chiave di volta. L’ESG reporting non dovrebbe essere visto come un mero adempimento normativo, ma come un’opportunità per evolvere i processi aziendali e ottenere un vantaggio tangibile. A tal fine, coinvolgere i consumatori come azionisti del valore generato in termini di sostenibilità può portare a vantaggi significativi. 


Quest’ultimo punto trova conferma nel fatto che in borsa le aziende con alto rating Esg stiano rendendo il 50% in più delle altre. 


La direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese o Direttiva Csrd (dall’inglese Corporate Sustainability Reporting Directive) è uno dei pilastri del Green Deal europeo. Questa norma introduce requisiti più severi per la rendicontazione di sostenibilità, rispetto alla precedente direttiva Nfrd sulla divulgazione di informazioni non finanziare. 


La norma comunitaria è entrata in vigore il 5 gennaio 2023 e interesserà circa 49.000 aziende europee. La pubblicazione delle prime relazioni è prevista per il 2024, in base alle seguenti fasi: 


– 1° gennaio 2024 per le aziende con +500 dipendenti già soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), che dovranno presentare le loro relazioni nel 2025; 


– 1° gennaio 2025 per le grandi aziende che non sono attualmente soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali, che dovranno presentare le loro relazioni nel 2026; 


– 1° gennaio 2026 per gli istituti di credito piccoli e non complessi, gli assicuratori captive e le Pmi quotate in borsa. Per queste ultime è prevista una clausola di opt-out, quindi di non aderire alla nuova normativa, fino al 2028. 


Le aziende non presenti in questo elenco potranno comunque decidere volontariamente di aderire a quanto previsto dalla Csrd. 


Le imprese interessate da questa normativa dovranno rendere diverse informazioni: descrizione del modello di business e della strategia dell’azienda; obiettivi di sostenibilità stabiliti dall’azienda con una scadenza temporale; funzione degli organi di amministrazione, gestione e supervisione in materia di sostenibilità; politiche di sostenibilità adottata dall’azienda; sistemi di incentivi offerti ai membri degli organi di amministrazione, gestione e supervisione in relazione ai temi della sostenibilità; procedure di due diligence per verificare la sostenibilità dell’azienda; elenco dei principali rischi legati alla sostenibilità. 


Per soddisfare i requisiti della Csrd, i rapporti dovranno essere certificati da un auditor o certificatore indipendente accreditato. Infine, le informazioni devono essere pubblicate in una sezione specifica dei rapporti di gestione della società. 


“Il rating ESG – ha affermato Vasil Tabaku, Director di Iconsulting – rappresenta oggi un fattore determinante per le organizzazioni tanto che le scelte di investimento includono sempre più spesso tra i propri criteri decisionali la sostenibilità. Iconsulting supporta le aziende nel percorso trasformativo verso la sostenibilità con una propria solution che permette non solo di gestire in modo efficiente ed efficace le esigenze di monitoraggio ma anche di introdurre innovazione nei processi interni e verso gli stakeholder esterni. Iconsulting, da sempre al fianco delle aziende nell’implementazione della data governance, rinnova ancora una volta il proprio impegno favorendo il raggiungimento degli obiettivi in ottica ESG. Un contributo questo che permetterà di ottenere un vantaggio sia in termini di impatto ambientale, sia di crescita per le imprese sul lungo periodo”.