“The Last Dance”, il documentario di Neftlix dedicato alla carriera di Michael Jordan ha riscosso un grandissimo successo e in Italia si è posizionato al primo posto tra i contenuti più visti in assoluto sulla piattaforma di streaming.
Nonostante i tanti pareri positivi, il documentario ha anche generato diverse polemiche. Per alcuni i dieci episodi non restituiscono un ritratto fedele di Jordan e non approfondiscono gli aspetti meno conosciuti della sua vita privata. La totale assenza delle testimonianze delle sue due mogli – l’ex Juanita Vanoy e l’attuale Yvette Prieto – ha alimentato ulteriormente i dubbi.
Il produttore esecutivo dello show Mike Tollin ha risposto ufficialmente alla critiche. “Avevamo una lista di argomenti da toccare: le scommesse, le teorie cospirazioniste sul ritiro, la morte del padre, il suo mancato attivismo e i suoi compagni di squadra e pensiamo di averli affrontati tutti” – ha spiegato – “Sin dall’inizio ci siamo detti: è una storia di drammi lavorativi o domestici? E abbiamo pensato che fosse la prima. Sia io che il regista Jason Hehir condividiamo un disinteresse generale per le mogli e figli come protagonisti principali della vicenda”
Tollin ha spiegato quanto sia stato difficile avere a che fare con Jordan, definendolo una delle delle persone “più private mai conosciute”. Il produttore ha però specificato che la quasi totale assenza dei suoi familiari era dipesa da una scelta narrativa e non da un veto imposto dal giocatore. “Non ci ha mai detto che non potevamo parlare con le sue mogli” – ha concluso il produttore “Semplicemente non pensavamo che ci aiutassero a portare avanti la storia”.
Foto: Michael Jordan e i Chicago Bulls, via Facebook