In questo periodo si parla tanto, tra le altre problematiche che stiamo vivendo, di crisi energetica e di conseguenza anche di diverse soluzioni pratiche per poter ridurre i consumi e le bollette.
Uno dei temi più chiacchierati delle ultime settimane è la cottura passiva della pasta. Questa mattina, on-air con Anna Pettinelli e Sergio Friscia, i nostri conduttori hanno posto la domanda a una delle chef stellate italiane più affermate a livello internazionale: Cristina Bowerman, in collegamento dal suo ristorante a Barcellona.
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Cottura passiva della pasta: in cosa consiste?
La chef ha prima spiegato in cosa consiste questa cottura passiva della pasta che tanti fisici ed esperti hanno consigliato per poter risparmiare fino al 48% di gas.
“Il principio su cui si basa è la gelatinizzazione degli amidi: portando a temperatura a 63°/65° gradi, la pasta si cuoce ugualmente e il risultato dovrebbe essere identico, o almeno lo è dal punto di vista fisico.
Spesso e volentieri gli stessi ingredienti, trattati in maniera diversa, raggiungono lo stesso risultato. In questo particolare caso, se posso permettermi di dissentire, no: l’attività cinetica svolta dall’acqua in bollore, che fa muovere la pasta ugualmente, fa sì che l’amido rilasciato dalla pasta non si depositi in superficie.”
Troppa acqua fa male alla pasta?
La chef Cristina Bowerman ha poi sottolineato la sua posizione: troppa acqua non fa male alla pasta, “dico solamente che, nell’ambito del risparmio energetico, ci sono temi estremamente più importanti rispetto a questo, che ti fa risparmiare 10 centesimi al mese, probabilmente. Stiamo più attenti alla quantità di acqua che utilizziamo, perché ricordiamo che, se utilizziamo 10 litri di acqua per 200 grammi di pasta ci vorrà molto più tempo per arrivare a bollore. Ma la cottura passiva no, almeno per i formati lunghi di pasta.”
Immagine di copertina: iStock