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I migranti di Stefano Bosis, quando la pittura racconta il mondo

Berlino – “L’arte deve mostrare un mondo in grado di cambiare. E aiutare a cambiarlo”. Così Ernst Fischer, scrittore e politico austriaco che credeva nella funzione sociale dell’arte, un principio che ispira anche le opere di Stefano Bosis, pittore che ha lasciato l’Italia per Berlino, città in cui vive da tre anni e dove si è affermato con le sue opere. “Sono andato via per tanti motivi, ma non solo per l’arte, per fare arte bisogna viaggiare, bisogna riempirsi di cose, questo è come faccio io arte, io voglio vedere, voglio fare esperienze e stare a casa in Italia, rimanere in una scatola…no”.


Proprio da una di queste esperienze, un viaggio in Marocco, sono nati i quadri ispirati ai migranti. Una linea di persone indefinite perse in un mare-cielo confuso che pare abbracciarle. “Sono tre anni che sto affrontando il tema della migrazione per parlare di un viaggio interiore ed esteriore, in questo modo posso parlare di tutto. Ognuno di noi fa un viaggio, ogni giorno in base alle proprie scelte e quindi era bella l’immagine di una linea di persone che camminavano”.


Nel frattempo nel mondo tutto precipita, la guerra in Siria, i muri in Europa, l’intolleranza che cresce, cose che fanno nascere l’urgenza di un’opera come “Il primo migrante” (foto di Martin Petterdamm), esposto recentemente alla Galleria “Magic beans”, in Auguststrasse a Berlino. Un gorilla con le valigie, in una prateria post atomica, di fronte ad un cane. “Noi discendiamo da dei primati, siamo animali e gli animali si spostano, si sono sempre spostati. Ho messo un cane di fronte al gorilla, il cane è il migliore amico dell’uomo. Ma non c’è l’uomo, c’è un gorilla, forse l’uomo non si è ancora evoluto”.


Arte che non ha paura di farsi messaggio, di porre domande senza per forza cercare risposte, anche attraverso l’ironia. “L’ironia mi permette di esser leggero, la leggerezza è tutto, come diceva Calvino, imparate a essere leggeri che non vuol dire essere superficiali, ma planare leggermente sulle cose, non tenersi macigni sul cuore”.


In attesa della sua personale a novembre, alla Galerie Julia Dorsch, Stefano Bosis ha anche pubblicato un libro, pagine d’artista che raccontano il suo viaggio in America Centrale, fra parole, disegni e poesia.