Roma – “Me l’aspettavo quando ho letto la sceneggiatura, sapevo che sarebbe stato un film che avrebbe fatto parlare di sè”. “Il fatto che sia molto personale come film, non imita niente, non cerca di essere un film autoriale pur parlando della periferia in modo molto onesto, avvicinando lo spettatore a quel mondo non allontanandolo. Gabriele (Mainetti, ndr) si è messo tra gli spettatori: ha fatto un film per se stesso e per loro, senza porsi degli obiettivi o un velo autoriale, con onestà”. Lo ha detto Claudio Santamaria, vincitore del David di Donatello come migliore attore protagonista per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”.