Un conto di 52,36 euro per due tramezzini al prosciutto e formaggio e due spremute d’arancia ha acceso la polemica su un locale storico nel cuore di Roma. L’episodio, segnalato da una cliente, ha sollevato discussioni sui prezzi applicati in alcune caffetterie delle zone più turistiche della Capitale, tanto da spingere il direttore del bar a voler dire pubblicamente la sua.
La vicenda
Paola, la cliente protagonista della vicenda, ha raccontato a Fanpage di essersi fermata con il figlio in uno dei bar storici di Piazza del Popolo per consumare una merenda dopo una visita medica. “Conoscevo già il locale e pensavo fosse una buona idea fermarci per due tramezzini e due spremute. Ma trovarmi un conto di 52,36 euro è stato uno shock,” ha dichiarato, lamentando inoltre il servizio spartano: “Niente tovagliette, i toast serviti su un unico piattino e due tovagliolini di carta. E poi 8,36 euro solo per il servizio al tavolo. Quale servizio?”.
La risposta del locale
Contattato per un commento, il direttore del bar ha spiegato che i prezzi elevati sono giustificati da diversi fattori: la posizione centrale in Piazza del Popolo, la storicità del locale, la qualità dei prodotti e i costi operativi. “Il nostro bar ha 102 anni di storia ed è situato nel cuore di Roma. Il menù è esposto all’esterno, all’interno e su ogni tavolo, così i clienti possono consultarlo prima di ordinare,” ha affermato il direttore, aggiungendo che i prezzi sono gli stessi per tutti i clienti, italiani o stranieri.
Il costo degli affitti, gli stipendi dei dipendenti e le altre spese necessarie per mantenere il locale incidono notevolmente sui prezzi. “Offriamo il massimo della qualità nei nostri prodotti, e questo ha un costo”, ha ribadito.
La vicenda ha diviso l’opinione pubblica. Alcuni sostengono che i prezzi siano eccessivi e difficili da giustificare, considerando la semplicità del pasto. Altri, invece, ritengono che chi sceglie di sedersi in un locale storico e centrale debba mettere in conto costi più alti.
Voi cosa ne pensate?
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