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Dopo un anno in ospedale chiede di rivedere il proprio cane: medici realizzano il desiderio e si commuovono


Se mai servisse un’ulteriore prova al valore della “Pet Therapy“, questa storia potrebbe rappresentare la prova ideale. Una possibilità, quella dell’incontro fra pazienti e animali, che diventa un toccasana per l’anima. Di fatto – come è emerso al Grande Ospedale Metropolitano Niguarda – l’accesso degli animali domestici in ospedale, è sì possibile, ma non in tutti i reparti, e – naturalmente – solo in determinate condizioni.
Ma quando Roberto, paziente del reparto di Ortopedia e Traumatologia, ha chiesto sottovoce “Vorrei tanto vedere il mio cane Buk” dopo un anno di degenza in ospedale, medici e infermieri si sono prodigati per realizzare il suo desiderio.


Il cane in ospedale, dopo un anno di ricovero: medici e infermieri commossi




Quella di Roberto e Buck o di Buck e Roberto – se vogliamo – è una storia nella storia. Perché sì, le storie sono due. Da un lato c’è quella vista con la prospettiva del paziente e del suo cane: un desiderio divenuto realtà, per entrambi, dopo un percorso lungo e complesso. La seconda storia, è che questo incontro, ha avuto la capacità di trasmettere commozione anche al personale ospedaliero, medici e infermieri in primis. Un momento intenso, un battito di ali di farfalla in grado di portare bene e affetto, ma anche felicità e speranza.
Un momento permeato dal bene dunque, quel genere di bene che ha il potere di influenzare le vite, direttamente e subito.
Una storia nella storia, appunto.


Immagine di copertina: FB Ospedale Niguarda