La Morte Nera è viva e lotta insieme a noi. O anzi no, perché a ben vedere, la ribellione l’ha fatta esplodere non una, ma addirittura due volte (Episodio 4 “Una nuova speranza” ed Episodio 6 “Il ritorno dello Jedi”). Insomma, come dimenticarsi della Morte Nera, fiore all’occhiello dell’Impero Galattico nell’universo di Star Wars?
Di sicuro non se n’è dimenticato Zachary Feinstein – ricercatore alla Washington University di St. Louis, che nel suo studio “It’s a Trap: Emperor Palpatine’s Poison Pill” – ha pensato bene di calcolare il valore della Morte Nera (tanto per la prima, quanto per la seconda) oltre all’impatto economico determinato dalla distruzione delle medesime.
Per semplificare il ragionamento di Zachary Feinstein, la Morte Nera altro non è che una “grande opera”, un po’ come per noi possono essere l’alta velocità, una variante di valico o perché no, il ponte sullo Stretto. E se è vero che una grande opera necessita di investimenti, è altrettanto vero che gli investimenti a cui è sottoposto un governo sono sì giustificati, ma a patto che contribuiscano a generare un cospicuo indotto: tuttavia, è pur vero che distruggendo la grande opera, verrebbero meno i sacrifici economici posti in atto per realizzarla e il relativo indotto. Certo, tutto questo porterebbe almeno ad una legittima obiezione: l’indotto di una grande opera si misura con i benefici economici derivanti dalla grande opera stessa. La domanda quindi sorge spontanea: quali benefici economici dovrebbe portare un planetoide capace di disintegrare altri mondi, tanto più se ognuno di questi mondi porterebbe una cospicua variabile economica all’interno casse dell’Impero Galattico?
Quel che è certo, secondo Zachary Feinstein, è che (in un ipotetico futuro della saga di Star Wars) la distruzione della Morte Nera avrebbe realisticamente portato l’economia galattica ad una crisi quasi irreversibile, che – per quanto lontano dalla trama dell’imminente settimo episodio della saga – potrebbe essere un tema verosimile per la costruzione di una sceneggiatura alternativa. Il punto però, è che la Morte Nera – sempre secondo Zachary Feinstein – sarebbe costata tantino: la prima 193 quintilioni di dollari, mentre per la seconda (costruita a tempi di record dopo la distruzione della prima) sarebbe costata all’Impero Galattico 419 quintilioni di dollari. Il ricercatore ha dato il via alla creazione di un modello finanziario interstellare basandosi sugli eventi registrati nella nostra storia. Insomma, a tanto entusiasmo per la sconfitta dell’impero, sarebbe subentrata una depressione economica di proporzioni cosmiche.
Certo che poi al dramma (per l’Impero Galattico) si aggiunge la beffa: perché sì, a ben vedere tanti sforzi nel costruire ambedue le macchine da guerra, sono venuti meno perché per distruggerle – stando alla saga – c’è voluto davvero poco. E se a questa iattura vogliamo sommare la beffa definitiva, è pur sempre lecito domandarsi se queste grandi opere fossero assicurate contro la ribellione. E in tal caso, quanto spetterebbe all’Impero? Anche perché, prima del passaggio da Repubblica a Impero, il sistema economico si basava sui Crediti della Repubblica (convertiti poi in Crediti Imperiali): va da sé che il cambio Crediti della Repubblica (o Imperiali) – Dollaro Americano, ancora non c’è dato sapere.