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Perché il misterioso esopianeta K2-18 b riaccende il dibattito sulla vita extraterrestre


L’entusiasmo tra gli astronomi è alle stelle grazie alla scoperta dell’esopianeta K2-18 b, una misteriosa sfera celeste situata a 120 anni luce dalla Terra. Ripreso dal telescopio spaziale James Webb, questo pianeta che – in quanto a dimensioni – è 8,6 volte più massiccio della Terra, potrebbe essere la chiave per comprendere l’abitabilità extraterrestre.


Il termine “hycean” – legato alla definizione che si tende a dare di questo esopianeta – è stato introdotto dagli esperti, proprio per indicare un pianeta con un oceano e un’atmosfera ricca di idrogeno: in definitiva, un pianeta quale vero luogo ideale per ospitare la vita. Astronomi di fama, tra cui l’astrofisica Rebecca Smethurst, esprimono la convinzione che presto avremo prove concrete di biosegnali su un esopianeta.




L’esopianeta K2-18 b riaccende il dibattito sulla vita extraterrestre


La NASA, sebbene resti cauta, riconosce il potenziale di una scoperta così importante, aprendo la porta a non pochi anni di ricerche, per confermarla. Knicole Colón, vice scienziato del progetto James Webb, sottolinea che le osservazioni attuali potrebbero fornire indicazioni iniziali sui potenziali biosegnali, ma – al tempo stesso – ricorda che saranno necessarie missioni future per confermare l’abitabilità.


Il clamore attorno a K2-18 b è alimentato da osservazioni del telescopio Webb, che ha rilevato molecole come il dimetilsolfuro, noto come biosegnale sulla Terra. Sebbene non sia una prova definitiva di vita, la presenza di questo composto organico suggerisce la possibilità di forme di vita su questo affascinante esopianeta.


Immagine di copertina: ESA/Hubble – Wikipedia