Striscia di Gaza – Peggio della guerra del 2014. La popolazione di Gaza sta affrontando una crisi energetica peggiore di quella dei momenti peggiori del conflitto. Oggi circa due milioni di persone non hanno quasi nessun accesso a servizi essenziali, come acqua corrente e servizi igienici e moltissimi altri hanno a disposizione solo due ore di luce elettrica al giorno.
Questo l’allarme di Oxfam che ha lanciato la campagna #LightsOnGaza per chiedere l’immediato ripristino della fornitura di elettricità a Gaza a tre anni dalla fine della guerra che in 50 giorni devastò la Striscia. Una crisi, iniziata quattro mesi fa, a causa delle tensioni che hanno portato al taglio da parte di Israele del 40% dell’erogazione di elettricità sulla Striscia, su richiesta della stessa Autorità nazionale palestinese. Una situazione che sommata alla scarsità di carburante, alla crisi sanitaria e salariale rende impossibile la vita a uomini, donne e bambini di Gaza.
La popolazione, intrappolata all’interno della Striscia, è minacciata dalla diffusione di malattie causate dalla carenza di servizi igienici e sanitari. Subito dopo la guerra nel 2014, il 50% dei centri di trattamento delle acque reflue era stato distrutto. Adesso non ne funziona neanche uno.
Ad agosto 2014, 900mila persone necessitavano di acqua e servizi igienici, ora il numero è salito a due milioni. Dopo l’ultima guerra, l’80% della popolazione viveva con quattro ore di elettricità al giorno, oggi la maggioranza della popolazione deve accontentarsi di due. Il tutto nel contesto di una delle aree più densamente popolate del pianeta, dove si registra il più alto tasso di disoccupazione al mondo: oltre il 43%.
Il taglio dell’elettricità a Gaza rappresenta una misura illegale e punitiva contro un’intera popolazione, denuncia Oxfam che ne chiede la sospensione immediata auspicando che tutte le parti coinvolte garantiscano agli abitanti il ripristino del normale approvvigionamento di elettricità e carburante.