Del cosiddetto “Pandoro gate” se ne sta parlando ormai già da diverse settimane ma, con buone probabilità, la questione non verrà archiviata a breve.
Dopo la maximulta per oltre un milione di euro stabilita dall’Antitrust nei confronti di due società che fanno capo a Chiara Ferragni e che sono state accusate di “pratica commerciale scorretta”, ora c’è chi ipotizza che si possa arrivare all’accusa di truffa.
Come spiega il Corriere, la prima informativa della Guardia di Finanza di Milano potrebbe far intendere che dall’ipotesi del reato di frode in commercio ci si stia spostando più verso quello di truffa. Come ribadisce il quotidiano, al momento non è cambiata la “situazione giudiziaria” e sono stati finora depositati atti che non costituiscono reato e che non hanno indagati.
Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco sta analizzando i vari punti della vicenda, in particolar modo le mail scambiate tra la Balocco e una società della Ferragni nelle quali i rappresentanti di quest’ultima suggerivano come realizzare la pubblicità, nonostante l’azienda avesse fatto notare che questi accorgimenti avrebbero potuto rendere “ingannevole” l’annuncio.
Il pm dovrà stabilire se in questi scambi possano essere individuati “gli artifici e i raggiri” indispensabili per configurare il reato di truffa secondo il codice penale (articolo 640). Perché un’indagine per truffa venga avviata è necessario, però, che qualcuno presenti una querela. L’esposto del Codacons depositato alla procura Milano, e in altri uffici in tutta Italia, non può essere considerato tale. Se nei prossimi giorni venissero registrate eventuali denunce, allora, il pm Fusco deciderà se procedere.
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