Negli ultimi anni il Brasile è stato sotto la presidenza di Jari Bolsonaro le cui politiche hanno messo a dura la prova la foresta Amazzonica; solo un anno fa il polmone del nostro Pianeta stava lottando contro la più grande stagione di incendi mai registrata. Una deforestazione che si è protratta per anni in quanto l’ex presidente del Brasile non ha accettato gli aiuti del G7 per la protezione della foresta ed ha dato ampio spazio alle compagnie di produzione di soia e altre piantagioni, con il risultato che la foresta Amazzonica ha visto bruciare gran parte del suo territorio.
Nell’ultimo anno la situazione è decisamente cambiata da quando i cittadini e le cittadine del Brasile hanno dato la fiducia all’attuale presidente Luiz Inàcio Lula da Silva pronto a proteggere il polmone verde del mondo.
In un anno la deforestazione dell’Amazzonia si è ridotta del 60%
Da subito Lula ha penalizzato i coltivatori illegali, ha creato una forza paramilitare per fermare i minatori illegali, ha creato nuove aree protette per gli indigeni e altre zone protette nell’intera foresta Amazzonica.
Il risultato di questi sforzi sono stati riportati al The Guardian, da Marina Silva, e sono sorprendenti: in un solo anno la deforestazione si è ridotta del 60%. Lula non si ferma e al prossimo summit sull’Amazzonia presenterà il suo piano di protezione per coinvolgere tutti gli 8 Paesi dell’area (oltre al Brasile, la Colombia, Il Perù, l’Ecuador, il Venezuela, il Suriname, la Guyana e la Bolivia). Il progetto prevede un gruppo scientifico internazionale ed indipendente che possa unire gli sforzi nella protezione della foresta e delle popolazioni che la vivono.
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