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Funerali di Papa Francesco: l’omelia del Cardinale Re e 200mila in Piazza San Pietro per l’ultimo saluto al Pontefice

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Pubblicato il 26/04/2025
Di Team Digital
Funerali di Papa Francesco l8217omelia del Cardinale Re e 200mila in Piazza San Pietro per l8217ultimo saluto al Pontefice


Sabato 26 aprile 2025, nella maestosa cornice di Piazza San Pietro, migliaia di fedeli si sono riuniti per rendere omaggio a Papa Francesco, scomparso il 21 aprile a seguito di un ictus nella sua residenza di Casa Santa Marta. I funerali, caratterizzati da una liturgia sobria e toccante, sono stati presieduti dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio.


Il rito funebre ha visto la partecipazione di circa 5.000 concelebranti, tra cui 220 cardinali, e la presenza di tutti i leader del mondo, in una Piazza San Pietro con oltre 200mila persone, fedeli e non, accorsi per l’ultimo saluto a Papa Francesco. La celebrazione si è distinta per semplicità e profonda spiritualità, rispettando la volontà di Bergoglio di avere esequie meno solenni rispetto alla tradizione.


Il messaggio dell’omelia: la via del servizio fino all’ultimo


“In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto.”


Nel suo discorso, il cardinale Re ha ripercorso i dodici anni di pontificato di Papa Francesco, sottolineando il suo impegno verso i più deboli, i migranti e i poveri. L’omelia ha ricordato il messaggio centrale di Bergoglio: opporsi alla “cultura dello scarto” e promuovere la “cultura dell’incontro e della solidarietà”.


Un momento particolarmente commovente dell’omelia è stato il ricordo dell’ultima apparizione pubblica di Papa Francesco durante la solennità di Pasqua: nonostante la fragilità fisica, il pontefice aveva voluto benedire i fedeli dal balcone della Basilica di San Pietro e salutarli dalla papamobile. “La sua ultima immagine rimarrà nei nostri occhi e nei nostri cuori”, ha detto Re, evidenziando l’incessante dedizione del Papa alla sua missione pastorale.


Il testamento spirituale di Papa Francesco


La cerimonia si è conclusa con il trasferimento della bara verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, luogo tanto amato da Papa Francesco, dove il pontefice sarà sepolto secondo le sue volontà testamentarie. Da domani, i fedeli potranno visitare la sua tomba e rendere omaggio al “Papa dei poveri”.


Il cardinale Re ha sottolineato come Francesco abbia incarnato il modello del “buon pastore” che dona la vita per il suo gregge, seguendo il Vangelo fino all’ultimo respiro. Un esempio di servizio e di amore cristiano che continuerà a ispirare la Chiesa e i fedeli di tutto il mondo.


Il testo integrale dell’omelia di Cardinale Re 


In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto. A nome del Collegio dei Cardinali ringrazio cordialmente tutti per la vostra presenza. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai Capi di Stato, ai Capi di Governo e alle Delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati. Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori. La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua. Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore. Ci illumina e ci guida la pagina del Vangelo, nella quale è risuonata la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: “Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene!”. E Gesù gli affidò la grande missione: “Pasci le mie pecore”. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti” (Mc.10,45). Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti, 20,35). Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo. La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.


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10 Giu 2020 - 12:57
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