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Il ‘censimento’ delle zanzare di città. Scienziati in campo a Milano

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Pubblicato il 20/09/2023
Di Adnkronos
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(Adnkronos) – Quale zanzara ha scelto di ‘prendere casa’ in centro città e quale in periferia? Mentre l’insetto finisce sotto i riflettori anche per i casi di Dengue in Italia, Milano presto avrà un ‘censimento’ anche di questi suoi abitanti invisibili seppur rumorosi, o meglio ronzanti. Ci sta pensando un gruppo di ricercatori dell’università Statale di Milano, nell’ambito di un maxi progetto – battezzato Musa (Multilayered Urban Sustainable Action) e finanziato con fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) – che coinvolge diversi atenei e studia in più dimensioni come trasformare l’area metropolitana di Milano per migliorare il benessere delle persone e la sostenibilità. In questo contesto di interventi nelle aree urbane rientrano anche modalità per evitare che le aree riqualificate, spesso periferiche, siano esposte all’invasione di specie animali e vegetali che possono avere un impatto negativo sulla qualità di vita dei cittadini.  


Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), infatti, si spiega in un passaggio della presentazione di questo pezzo di progetto, “anche il fenomeno dell’urbanizzazione incide sull’invasione di animali e di nuove malattie e sull’ulteriore intensificazione di altre, soprattutto malattie virali trasmesse ad esempio dalle zanzare”. Da qui la necessità di sapere di più sulla biodiversità di quelle milanesi. Perché questi insetti hanno preferenze diverse su dove stabilirsi e ‘mettere su famiglia’. “Mentre la maggior parte delle specie di zanzare mostrano una preferenza per specifici tipi di habitat larvali (ad esempio stagni), altre preferiscono colonizzare siti artificiali derivanti dalle attività umane negli spazi urbani o nelle aree riqualificate”, si legge nel documento. 


Il censimento delle zanzare metropolitane si concentrerà su diversi ambienti e quindi quartieri della città di Milano, “in particolare sulle aree rigenerate – spiega all’Adnkronos Salute Sara Epis, professore associato di Parassitologia e Malattie parassitarie, Dipartimento di Bioscienze UniMi, fra i ricercatori impegnati nel progetto – Si tratta di aree che vengono recuperate, aree che magari erano abbandonate e dove ora sono stati creati nuovi parchi, nuove aree verdi. Ambienti molto belli, dove però ovviamente si possono creare anche stagni, ambienti umidi che favoriscono la presenza di zanzare. Stiamo cercando dunque di monitorare proprio quella che è la biodiversità delle zanzare nell’area milanese, dal centro città fino a contesti periferici”. Dall’Orto botanico di Brera, per citare uno dei punti target, fino al Mind (Milano Innovation District), nell’ex area Expo, “che è una zona molto ricca di zanzare”.  


Lo studio, continua Epis, “è partito questa primavera. Per 2 anni faremo questo tipo di attività, ma già l’anno prossimo cercheremo dare un po’ di notizie sulla biodiversità” delle zanzare meneghine. “Al momento si sa veramente poco” al riguardo e “stiamo cercando di capire chi c’è, e qual è il ruolo che questi insetti possono avere anche a livello di eventuale trasmissione di patogeni all’uomo e agli animali. Abbiamo dei siti target su cui ci stiamo concentrando, perché non si può monitorare tutto ovviamente”. Ma non c’è solo questo aspetto di ‘sorveglianza’. “Non studiamo solo la biodiversità, ma cerchiamo anche delle strategie mirate che siano ecocompatibili per il controllo di queste zanzare in ambiente urbano”, illustra l’esperta.  


Le attività di questo progetto puntano al miglioramento della qualità ecologica delle aree urbane, anche promuovendo la resilienza di componenti chiave come uccelli, piccoli vertebrati, artropodi, e attraverso la previsione delle potenziali infezioni trasmesse dalle zanzare in diversi scenari cittadini, per arrivare ad avere delle vere e proprie mappe predittive del rischio sanitario per ciascuna area. Gli approcci usati per ottenere la ‘carta d’identità’ delle specie di artropodi presenti nei siti sono sia tradizionali che molecolari. Questi ultimi usano il Dna ambientale (ricavato analizzando e sequenziando campioni per esempio di acqua nel caso delle zanzare).  


ZANZARE TIGRE, COREANA E GIAPPONESE – Occhi puntati dunque su quelli che possono essere artropodi invasivi e patogeni emergenti. Epis e il gruppo di ricerca ‘Entopar’ sono coinvolti anche in un altro progetto finanziato con fondi Pnrr, “che riguarda in questo caso un contesto più nazionale, con attività di monitoraggio e studio degli artropodi, in particolare zanzare. Io mi occupo di specie invasive e soprattutto negli ultimi anni stiamo lavorando intensamente per esempio sulla Aedes koreicus”, la zanzara coreana, “e sulla Aedes japonicus”, la zanzara giapponese.  


“Queste due specie di zanzare di recente introduzione nel nostro territorio – puntualizza Epis – occupano aree un po’ diverse rispetto alla zanzara tigre, che è considerata più una zanzara urbana. Stanno più in un ambiente collinare fino ad arrivare anche a zone di montagna. E anche loro sono potenziali vettori di patogeni. Entrambe sono arrivate negli stessi anni”.  


“La zanzara coreana – osserva l’esperta – ha una grande capacità di adattamento e si è diffusa molto bene nel Nord Italia, perché non teme le basse temperature e soprattutto occupa degli spazi diversi rispetto alla zanzara tigre, quindi competono meno. Mentre la zanzara giapponese è più a focolai: in alcune aree è presente e magari se ne trovano molti esemplari e in altre meno. Ha una distribuzione un po’ più a macchia di leopardo, ma sempre nel Nord Italia, come la coreana. Al momento infatti non ci sono segnalazioni nel Centro e nel Sud Italia di queste due specie di zanzare”.  


I primi avvistamenti nel nostro Paese, “per esempio per la zanzara coreana – riporta Epis – risalgono intorno al 2010-2011, ma negli ultimi anni questa specie ha avuto una particolare espansione probabilmente complici anche condizioni climatiche favorevoli”. Effetto climate change? “I cambiamenti climatici sicuramente influiscono – analizza la scienziata – E infatti ci sono anni in cui ci sono meno zanzare proprio perché magari la stagione è stata più secca e quindi hanno più difficoltà a deporre le uova in ambiente acquatico. Soprattutto le zanzare tigre, che hanno bisogno di sottovasi e di presenza anche di piccoli specchi d’acqua. Quest’anno abbiamo avuto anche abbondanti piogge e umidità e sicuramente per le zanzare è stato un buon anno. Un anno prolifico”.  


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