Roma, 13 apr. – “Vediamo perché qui non sappiamo dove mettiamo i piedi…” Parla l’attivista Pasquale Minichini che conosce il lido di Dante, a Ravenna, come le sue tasche. Ed è proprio lì che si staglia imponente la “Angela Angelina”, struttura dell’Eni utilizzata per estrarre gas, ad appena due chilometri dalla spiaggia.”Tutti gli alberi sono morti. Questa non è altro che una depressione, parliamo di pini”
Negli ultimi 20 anni, il livello del terreno è calato di circa 40 centimetri e secondo gli ambientalisti l’abbassamento è dovuto all’estrazione del gas. Questo è uno dei motivi per cui gli ambientalisti vogliono fermare tramite il referendum del 17 aprile il rinnovo delle concessioni alle trivelle attualmente in azione.
Il fronte del “no” tuttavia, sostiene che l’economia locale verrebbe colpita dallo stop alle trivellazioni, come spiega il sindacalista Massimo Marani: “Se non si avrà un risultato negativo per quanto riguarda il referendum e non si ripartirà con gli investimenti, avremo ulteriori ricadute dal punto di vista occupazionale. Si parla di altri 2.000-2.500 persone, solo nel distretto di Ravenna, entro l’anno”.
Sono oltre 6.000 i posti di lavoro indirettamente coinvolti nelle estrazioni di gas e petrolio nell’Adriatico, mentre altri 140.000 sono indirettamente collegati al settore e potrebbero risentirne, tipo i raccoglitori di cozze, perché le 47 piattaforme per l’estrazione del gas della Regione sono diventate un paradiso per questi molluschi.
Secondo Greenpeace, tuttavia, queste cozze contengono tracce di metalli pesanti e idrocarburi. I produttori locali hanno respinto le accuse e organizzato un banchetto per restituire onore alla cozza mediterranea di Ravenna.
Giovanni Fucci, presidente della cooperativa allevamento mitili in mare: “Uno può essere a favore o contro le piattaforme, trovando motivazioni tecniche o di altro genere corrette. Questa è una cosa brutale, fatta in malo modo, senza supporto scientifico, quindi non dignitosa”.