Roma – Per l’Appia antica gli anni Cinquanta del Novecento sono stati i più oscuri, assai più che i secoli del Medio Evo. La speculazione edilizia per la fame di alloggi, ma anche un bieco abusivismo di lusso, hanno fortemente compromesso l’area e la possibilità che nascesse per tempo un grande parco archeologico, idea che circolava già negli anni successivi all’Unità d’Italia.
A sessant’anni dalle prime battaglie di Antonio Cederna e a quasi trenta dall’istituzione del Parco regionale, la Regina Viarum è stata al centro di un dibattito organizzato dal Touring Club Italiano, in cui sono state evidenziate le attuali criticità gestionali dell’area – basti pensare che oltre l’80% dei terreni appartiene tutt’oggi ai privati -, ma anche le possibili strade per raggiungere un equilibrio tra le esigenze di tutela e la necessità di valorizzare e restituire a cittadini e turisti un patrimonio culturale unico al mondo.
Una risposta è arrivata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che sta ultimando, insieme a tutti gli Enti interessati, un protocollo per la valorizzazione di tutto l’antico tracciato, da Roma a Brindisi. Ma, soprattutto, ha annunciato il ministro, “nasce il Parco archeologico dell’Appia antica, che ha competenza sul tratto romano ma avrà anche il compito di essere l’interlocutore del Ministero con gli altri Enti per tutto il resto del tracciato fino a Brindisi. Il direttore di questo parco archeologico sarà
scelto con la procedura di selezione internazionale”.
Dunque un tentativo di risolvere alla radice la questione delle competenze amministrative per la tutela e la valorizzazione, che ha incontrato il favore di Franco Iseppi, presidente del Toring Club Italiano.
“Mi pare – ha detto Iseppi – che ci sono le condizioni per affrontare uno dei problemi nodali, che non è un problema solo per i parchi archeologici ma in generale per tutto quel tipo di iniziative che prevedono più attori del sistema, cioè il non ignorare che un giorno o l’altro dalla governance bisognerà partire e partendo da quella forse è più facile raggiungere obiettivi che non il considerarla invece la meta finale di un rapporto, di un puzzle dove ognuno dice le sue cose”.