Nella vita di molti bambini e molte bambine arriva quel giorno in cui un amichetto, la compagna di scuola o qualcuno in TV dice loro che Babbo Natale non esiste. Di conseguenza succede che i piccoli vanno dai genitori per scoprire quale sia la verità. Ed ecco che la temuta domanda viene posta: “Ma Babbo Natale esiste per davvero?”. Come rispondere? È giusto mentire per mantenere ancora per un po’ intatta la magia dietro quella bugia bianca, oppure è più corretto dire la verità?
Ecco che cosa hanno risposto quattro tra psicologi, docenti e pedagogisti ai microfoni della BBC.
Babbo Natale esiste? Come rispondere a bambini e bambine
A quanto pare sostenere questa bugia, anche se considerata una bugia buona, non sarebbe la scelta migliore. Come scrive David Kyle Johnson, docente di Filosofia presso il King’s College di Wilkes-Barre in Pennsylvania e autore del libro The Myths That Stole Christmas, del male effettivamente c’è:
“Quando parlo della ‘bugia di Babbo Natale’, non mi riferisco all’intero mito di Babbo Natale, ma ai genitori che ingannano i propri figli facendo credere loro che Santa Claus sia letteralmente reale”, ha spiegato Johnson ai microfoni della BBC, “Penso che questo possa erodere la fiducia tra un genitore e un bambino, ma credo che il pericolo maggiore sia rappresentato dalle lezioni di pensiero anti-critico che vengono impartite”. A suo giudizio, infatti, “la ‘bugia di Babbo Natale’ fa parte di una pratica genitoriale che incoraggia le persone a credere a ciò che vogliono credere, semplicemente per la ricompensa psicologica. È davvero un male per la società in generale”.
A queste critiche si aggiungono quelle della psicologa clinica Rachel Andrews, la quale spiega come l’idea di un giudice onnisciente non crea una situazione piacevole e priva di ansie per i più piccoli:
”L’idea che lui [Babbo Natale] stia a guardare per tutto il tempo può essere un concetto piuttosto spaventoso per i bambini. Far credere loro di essere su una lista immaginaria di cattivi (peraltro per comportamenti che hanno tenuto nel corso di quanto, un anno intero? Tre o quattro mesi?) è assai contrario a ciò che sappiamo essere in grado di incentivare comportamenti positivi nei nostri figli”.
Anche Philip N. Cohen, docente di Sociologia all’Università del Maryland è d’accordo, e aggiunge come questo meccanismo di “buono uguale meritevole” non sia sano:
“Si sta dicendo loro che i regali che ricevono dipendono dalla bontà che dimostrano. E questo, in un mondo pieno di disuguaglianze, rappresenta una ‘lezione distruttiva’ poiché equivale a ‘insegnare ai piccoli benestanti che ottengono ciò che desiderano perché sono bravi, mentre quelli poveri non lo fanno perché non sono bravi’”.
Quindi, qual è la dimensione corretta? Come racconta anche la docente di Psicologia all’Ithaca College di New York Cyndy Scheibe, nella sua carriera ha visto diventare ‘problematica’ la credenza in Babbo Natale soltanto quando i genitori hanno voluto prolungarla oltre il momento in cui i figli erano pronti per conoscere la verità.
Come si può evincere da queste riflessioni la risposta giusta è nel mezzo. Non è errato sostenere la magia di Babbo Natale, tuttavia non deve diventare l’unica strategia per stimolare il comportamento positivo dei più piccoli e delle più piccole. A questo si aggiunge il fatto che se scoprono da sé che è tutto un’invenzione è bene dire loro la verità per mantenere sano e saldo il rapporto di fiducia.
Foto: Mike Arney – Unsplash