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La fine della neutralità della Svizzera: la decisione storica

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Pubblicato il 01/03/2022
Di Team Digital
La fine della neutralit della Svizzera la decisione storica


L’invasione delle truppe russe in terra ucraina (ne avevamo parlato on-air con Corrado Formigli) sta sfatando una serie di miti, con eventi che mai avremmo pensato potessero accadere: l’Unione Europea, per esempio, che per la prima volta sostiene un Paese dell’ex repubblica sovietica decidendo di fornire armi e attrezzature utili per difendere il territorio contro la Russia di Putin.


Un’altra decisione che sta facendo molto scalpore nelle ultime ore è il posizionamento della Svizzera: da sempre siamo abituati a parlare della storica neutralità della repubblica elvetica, tanto che nel linguaggio comune è diventato un modo di dire la frase “Sei come la Svizzera” per indicare qualcuno che non prende mai posizione.


Ebbene, il conflitto russo-ucraino ha fatto schierare persino la neutralissima Svizzera, che ha deciso di allinearsi alle sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti della Russia: una posizione storica, che pone fine a un modo di essere proprio degli svizzeri e un tratto costitutivo della gestione degli affari internazionali. 


L’annuncio è arrivato dal Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, che ha specificato che a breve la Svizzera congelerà una serie di beni posseduti dai cittadini russi. “Fare il gioco dell’aggressore non è compatibile con la nostra neutralità” ha tuonato Cassis, dopo la notizia che un Airbus, pronto a decollare verso Mosca, era stato bloccato in aeroporto a Ginevra.


La decisione della repubblica elvetica è davvero storica: sin dal 1516, dopo la battaglia di Marignano, la Svizzera stipulò un trattato di pace con il re di Francia, e nel 1815 la posizione neutrale fu riconosciuta ufficialmente con il Trattato di Parigi, che le garantisce l’inviolabilità territoriale. 


Nel 2014, però, la Svizzera non si allineò alle sanzioni europee per l’invasione russa in Crimea, proprio in nome di quella neutralità che adesso viene meno: “Altre democrazie devono poter contare sulla Svizzera, gli Stati che rispettano il diritto e sostengono i diritti umani devono poter contare sulla Svizzera” ha spiegato Cassis, sottolineando che la decisione del Governo non è stata presa alla leggera. 


Immagine di copertina: Pixabay


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