A pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo decreto, l’utilizzo del green pass ha creato non poche polemiche. Come spiega Il Corriere, la confusione è nata perché l’app che i gestori di bar e ristoranti devono usare per controllare l’accesso dei clienti nei locali al chiuso indica che “per completare la verifica è necessario confrontare i dati anagrafici sotto riportati con quelli di un valido documento di identità”. I ristoratori hanno protestato dicendo che non è loro compito fare questo tipo di controlli che potrebbero mettere a disagio i clienti.
Oggi verrà diffusa una circolare del Viminale che, come spiega il prefetto Bruno Frattasi, chiarirà ogni dubbio e in cui si esplicita che “tutte le forze dell’ordine saranno impegnate nel far rispettare il green pass”. Non spetta quindi ai ristoratori controllare che il green pass mostrato corrisponda ai dati anagrafici del cliente.
Ricordiamo che il green pass è obbligatorio nei luoghi dove è possibile che si verifichino assembramenti: bar e ristoranti al chiuso, cinema, teatri, sale da concerto, mostre, musei, luoghi della cultura, palestre e piscine coperte, palazzetti, stadi, impianti sportivi, centri termali.
Dal primo settembre l’obbligo del green pass sarà esteso anche agli insegnanti e al personale Ata delle scuole, oltre ai professori, gli studenti universitari. Sempre dall’inizio del prossimo mese sarà richiesto anche su aerei, navi, traghetti, treni ad alta velocità e Intercity. Lo si dovrà mostrare anche sugli autobus a lunga percorrenza che collegano “più di due regioni”, mentre non sarà obbligatorio sui mezzi pubblici. Un cittadino che viene sorpreso senza green pass potrà essere multato e pagare una cifra che andrà tra i 400 e i 1000 euro.
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