Roma – Dopo l’esperienza sanremese, Marianne Mirage pubblica un Ep, intitolato “Le canzoni fanno male” che contiene, oltre al brano omonimo in gara nella categoria “Giovani” del Festival di Sanremo, altre quattro canzoni che fotografano come una Polaroid l’artista che è oggi.
Marianne Mirage: “Ho sempre avuto una grande urgenza, che è quella di raccontare chi sono, raccontare attraverso le mie parole la vita di tante persone che magari non riescono a mantenere i loro desideri e i loro sogni. È un disco che parla di quanto è importante per me la musica e quanto mi accompagna durante tutta la mia vita”.
“La canzoni fanno male” suona come una dichiarazione d’amore: “Il tema dell’amore c’è ed è sempre ‘disturbato’, non sono mai amori portati in modo felice. C’è una grande consapevolezza del tema dell’amore in questo disco”. “Ho sempre una percezione dell’amore molto vera, mai troppo onirica o sognante”.
L’Ep è stato registrato a Londra. Oltre a “Le canzoni fanno male” c’è anche “Corri”, tratto dalla colonna sonora del nuovo film per la tv di Pupi Avati. “Pupi Avanti l’ha sentita, ne è rimasto colpito e ha voluto utilizzarla per ‘Il fulgore di Dony’. Abbiamo tolto le batterie, è rimasta voce, archi e pianoforte”.
Dopo l’Ep ora gli appuntamenti con il pubblico: “Adesso ci sono tantissimi live che si stanno avvicinando: il 25 marzo all’auditorium di Roma. Sono tappe importanti per me perché io nasco live e la vera natura della mia musica è da sola con la mia chitarra e con la mia band dietro”.
Un’artista che si è fatta da sola, senza talent, e che ha scelto la via dei live. Fino all’incontro con Caterina Caselli: “Mi sono trasferita a Milano per frequentare il centro sperimentale come attrice. Tutti i giorni piangevamo perché era difficile lavorare come attore. E la sera per sfogarmi andavo nei club per suonare jazz con i miei amici. Lì ho conosciuto un ragazzo della Sugar che mi ha invitato da Caterina Caselli. Sono andata, gli ho proposto le mie canzoni, Caterina mi ha detto che l’avevo ipnotizzata con le mie canzoni”.
