Vi sarà capitato di sentir parlare, in questi giorni, de “Il truffatore di Tinder”, il nuovo film Netflix che sta spopolando sui social e nelle classifiche di streaming.
Inizia con una truffa, poi continua con una sorta di inchiesta giornalistica, e finisce senza un happy ending: il film è tratto da una storia vera, come si capisce già dal trailer diffuso a fine gennaio dalla piattaforma streaming, e racconta la storia di Shimon Hayut, 31enne israeliano, conosciuto anche come “truffatore di Tinder”.
Era il re delle truffe sentimentali, protagonista di una di quelle storie che – purtroppo – continuiamo a sentire troppo spesso. Dalle ricostruzioni dell’inchiesta del giornale norvegese VG, che per primo aveva portato a galla la questione, sappiamo che Shimon si fingeva qualcun altro per avvicinarsi a ricche donne israeliane attraverso la famosa piattaforma di dating online.
Nel film, in particolare, viene raccontata la storia di Simon Leviev, una delle varie identità di cui Shimon si era impossessato e con la quale ripeteva uno schema preciso: fissava un primo appuntamento con le donne contattate, solitamente in un hotel di lusso, oppure puntava alla sorpresa spettacolare, come un biglietto d’aereo da Stoccolma ad Amsterdam solo per poter incontrare la malcapitata. Seguiva poi un racconto di una vita a cinque stelle, con jet privati, abiti firmati, ristoranti di lusso, persino una ex moglie e una figlia. Poi arrivava la truffa, con continue richieste di soldi che servivano per sfuggire a numerosi e pericolosi nemici, inventando storie di inseguimenti improbabili a cui spesso le vittime abboccavano.
La cosa che più colpisce in tutta la vicenda è, però, il fatto che Shimon Hayut abbia accettato di partecipare alle riprese del docu-film di Netflix. Sul suo profilo Instagram, ancora attivo fino a qualche giorno fa, aveva infatti dichiarato: “Se fossi stato davvero colpevole, lo avrei fatto?”.
Dalle indagini, è venuto fuori che Shimon si presentava come il figlio del magnate di diamanti Lev Leviev, che esiste davvero, ma non è coinvolto nei fatti, anzi.
Shimon ha 31 anni, è nato a Bnei Brak – a Tel Aviv – e nulla aveva a che fare con la ricca famiglia magnate di diamanti; nel 2011 ha lasciato Israele per trasferirsi in Finlandia, dove ha messo a punto il progetto di truffa amorosa che poi viene raccontata nel documentario.
Dopo la denuncia di una delle vittime e le conseguenti indagini, è stato arrestato in Grecia e poi estradato in Israele, dove ha scontato solo 5 dei 15 mesi previsti dalla condanna.
Insomma, una storia che lascia l’amaro in bocca e che piuttosto dovrebbe servire a mettere al corrente più gente possibile su questo tipo di truffe amorose.
Immagine di copertina: screen YouTube