Dall’arrivo del nuovo millennio, passando per il 21 dicembre 2011, quando la teoria dei Maya spaventò tutto il mondo, fino alle ultime teorie su un’eventuale fine del mondo.
Ma se mai questa fantomatica apocalisse dovesse mai arrivare, dove ci converrebbe cercare rifugio per metterci in salvo?
Questa è la domanda che si sono posti al Global Sustainability Institute presso la Anglia Ruskin University, andando a valutare tutte le caratteristiche dei luoghi del nostro Pianeta che danno più chance di resistere alla fine del mondo.
A spuntarla, in cima alla classifica, è la Nuova Zelanda che, grazie alla sua capacità di produrre energia geotermale e idroelettrica, all’abbondanza di terreni agricoli e alla scarsa popolazione, ha il maggiore potenziale di sopravvivere più o meno tranquillamente al tracollo della società.
Ma anche l’Australia (più precisamente la Tasmania), l’Australia, l’Islanda, l’Irlanda e il Regno Unito hanno buone condizioni per permettere agli abitanti di mantenere una società funzionante nonostante le difficoltà; essendo stati insulari, dovrebbero tutti risentire meno dei cambiamenti climatici, sebbene l’UK, tra tutti, avrebbe il quadro più complicato a causa della densità di popolazione nel suo territorio.
“Una combinazione di distruzione ecologica, risorse limitate e crescita della popolazione potrebbero innescare una riduzione nella complessità generale della civiltà” hanno spiegato i ricercatori, preoccupati che l’unione di tutti questi fattori porterà di decennio in decennio – ma anche improvvisamente – un rapido collasso.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista sustainability ed è consultabile a questo link.
Chi è già con le valigie in mano in direzione Nuova Zelanda?
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