Vent’anni fa usciva Fight Club
Sono passati vent’anni dall’uscita del libro di Chuck Palahniuk, Fight Club, diventato tre anni dopo un film cult grazie alla regia di David Fincher e alla magnifica interpretazione di due attori eccezionali: Edward Norton e Brad Pitt.
Uno spaccato della società degli anni 90, la quotidianità si scontra faccia a faccia con la modernità. Una società “dannatamente consumista” che aliena sempre più l’individuo, rendendolo un uomo solo. Fulcro della storia: i rapporti umani, qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno. Nonostante i combattimenti e la violenza che caratterizza e fa da cornice all’intera trama, fuoriesce un senso di appartenenza non indifferente. Una storia senza tempo, che rende Fight Club un cult decisamente ancora attuale.
Nel film il protagonista è Edward Norton, un trentenne ansioso e frustrato che soffre di insonnia, disturbo sottovalutato dal medico sin dal dialogo di inizio film:
“Ehi andiamo, sto soffrendo…”
Dottore: “Vuole vedere la sofferenza? Vada alla chiesa metodista il martedì sera. Veda quelli con il cancro ai testicoli, quella è sofferenza.”
Decide quindi di intraprendere senza altri aiuti un “percorso” individuale, solitario, tutto pur di alleviare la sua “sofferenza” e quell’agitazione che ha colpito la sua anima e soprattutto la sua mente. Un percorso che lo porterà dritto dritto in un club clandestino gestito da uno strano tizio Tyler Durden (Brad Pitt), la sua “ombra” per l’intera trama.
Il Fight Club
La prima regola del Fight Club è che non si parla del Fight Club.
La seconda regola del Fight Club è che non si parla del Fight Club.
Questa è la terza regola del Fight Club, quando qualcuno dice basta o non reagisce più, anche se sta solo facendo finta, il combattimento è finito.
Un club nascosto e da tenere segreto, necessariamente. Un circolo in cui gli appartenenti sono delle persone emarginate e problematiche, tanto quanto il protagonista, ma soprattutto sole.
Qui si svolgono violenti incontri di box all’ultimo sangue.
“Non abbiamo né la grande guerra né la grande depressione” il mantra pronunciato da Tyler Durden, personaggio originale ed eccentrico interpretato in pellicola da Pitt. Forse invece qualcosa è rimasto e, soprattutto a livello intimo, non è scomparsa quella che può definirsi “una grande guerra interiore“.
Cosa è cambiato in questo tempo?
E’ il 1996 quando Chuck Palahniuk con il romanzo Fight Club racconta al mondo la sua visione assolutista di un’America fatta di uomini folli, insoddisfatti, furiosi. Sono passati venti anni, ma cosa è cambiato in questo tempo?
La “battaglia interiore” è – forse – maggiormente tenuta sotto controllo: il numero di medicinali contro tali disturbi è più che raddoppiato negli Stati Uniti, passando dai cinque milioni circa ai quasi sessanta milioni registrati ad oggi. Nel film però i problemi di insonnia vengono sottovalutati dal medico, portando il protagonista verso un più grave disturbo di personalità. Le ossessioni quindi non sono affatto cambiate, anche se oggi sono riconosciute: il 3% della popolazione dichiara infatti di soffrire di disturbi di personalità.
Un altro aspetto, il più affascinante ed il più discusso della storia, è quello dei combattimenti clandestini. Molto più frequenti di quanto possano verificarsi adesso, vent’anni fa venivano svolti in piccoli e sotterranei club, per qualsiasi futile motivo. L’appartenenza a un gruppo, il riconoscimento di un ruolo nella “società degli emarginati” e non ultimo il denaro.
“Combatti per sapere chi sei”
“Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto?”
Oggi ogni forma di combattimento è diventata una disciplina legale, dalle arti marziali alla box, non è più nascosta ma è praticata alla luce del sole. Nonostante ciò, resta ancora per qualcuno il fascino di combattere in maniera illegale, sfidandosi magari proprio in cerca di denaro.
Un romanzo divenuto film, immagine di un disagio esistenziale profondo tipico della società moderna ed oggetto di varie teorie formulate nel corso degli anni, una tra tutte: “imparare che la realtà potrebbe non essere quella che appare può essere molto pericoloso“.