Un ingegnere idealista costruisce la propria isola al largo di Rimini e la dichiara nazione. Si intitola “L’incredibile storia dell’isola delle rose” ed è il nuovo film di Sydney Sibilia (regista, tra i tanti, di “Smetto Quando Voglio”) in co-produzione internazionale di Groenlandia di Matteo Rovere e di Netflix sarà disponibile in catalogo a partire dal 9 dicembre 2020.
L’isola delle rose è stata una piattaforma artificiale di acciaio e cemento, situata al largo di Rimini (poco più di 11 chilometri) ma che in realtà era in acque extraterritoriali. Una casa sull’acqua di circa 400 metri quadri, chiamata l’Isola delle Rose dal visionario ingegnere bolognese Giorgio Rosa (1925-2017) che la ideò negli anni Sessanta, proclamatasi indipendente il primo maggio 1968 (poi demolita nel febbraio del 1969). In quel posto, nel mare, vigeva una sola regola: l’assenza di regole. Meta di turismo e raduno di hippie che da tutta Europa ne richiedevano la cittadinanza, l’isola era diventata uno stato vero e proprio con tanto di lingua ufficiale (l’esperanto) e valuta monetaria (il “Mill”), francobollo, e una sua bandiera (tre rose rosse su campo bianco e fondo arancio) oltre ad un suo inno nazionale.
“Sulla terraferma la burocrazia era soffocante – ha fatto sapere Giorgio Rosa nel suo memoriale pubblicato dalla stampa inglese e riportato in parte da Open –. L’idea era di sfruttare il turismo e vendere benzina senza le accise, aprire un bar e un ufficio postale, emettere francobolli. Sarebbero sorte altre iniziative, sull’esempio di altri micro paesi indipendenti, come San Marino. La cosa avrebbe retto: dove c’è libertà c’è ricchezza“.
Quella vicenda ora è diventata un film.
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