In un significativo passo avanti per la conservazione del pinguino africano, il governo sudafricano ha annunciato l’istituzione di zone di divieto di pesca attorno a sei principali colonie di riproduzione, tra cui quella di Robben Island. Queste misure mirano a proteggere questa specie in pericolo critico, la cui popolazione è scesa a meno di 10.000 coppie riproduttive, con proiezioni che indicano una possibile estinzione entro il 2035 se il declino attuale dovesse continuare.
Sudafrica istituisce zone di divieto di pesca per salvare i pinguini africani
L’accordo, formalizzato attraverso un’ordinanza giudiziaria, vieta la pesca di sardine e acciughe entro 20 km dalle colonie di Robben Island, vicino a Città del Capo, e Bird Island, nei pressi di Gqeberha (Port Elizabeth). Chiusure più limitate sono state implementate attorno ad altre quattro colonie. Queste zone di divieto, stabilite per un periodo di dieci anni con revisione dopo sei, rappresentano un compromesso tra ambientalisti e industria della pesca, che in passato avevano opinioni divergenti sull’impatto della pesca sul declino dei pinguini.
Studi precedenti avevano già evidenziato l’efficacia di tali misure: una ricerca dell’Università di Exeter ha rilevato un aumento del 18% nella sopravvivenza dei pulcini di pinguino africano dopo una chiusura triennale della pesca attorno a Robben Island.
Nonostante queste iniziative, la popolazione di pinguini africani continua a diminuire a un tasso del 7,9% annuo. Fattori come il cambiamento climatico, la predazione terrestre e l’inquinamento acustico contribuiscono a questa tendenza negativa. Pertanto, sebbene l’accordo rappresenti un passo positivo, gli esperti sottolineano la necessità di ulteriori interventi per affrontare le molteplici minacce che incombono su questa specie.
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