“Adolescence“ è stato un vero fulmine a ciel sereno. Nel giro di poche settimane, la miniserie di Jack Thorne e Stephen Graham si è imposta tra i titoli più visti su Netflix, raggiungendo in fretta la prima posizione e ottenendo risultati incredibili, soprattutto in Inghilterra.
Secondo la BBC, la prima puntata della serie è stata vista da 6,45 milioni di spettatori: è l’audience più alta mai registrata nel Regno Unito da un programma in streaming. Questi dati stupiscono ulteriormente se si tiene conto dell’argomento trattato – un omicidio a scuola ispirato a una serie di casi realmente accaduti – del tono assolutamente pesante e drammatico, oltre a scelte di regia così all’avanguardia e non certo di facile fruizione.
Come spesso accade, in mezzo ai tanti elogi è spuntata anche qualche critica. Una arriva dall’Italia: Paolo Crepet ha usato toni molto duri, spiegando che il successo di “Adolescence” rappresenta un segnale allarmante. Secondo il celebre psichiatra, il fatto che un assassinio tra adolescenti possa addirittura “intrattenere” è la cartina di tornasole di quanto la nostra società “sia brutale”.
Ecco perché Paolo Crepet non guarderà Adolescence
Intervistato dal Corriere, ha detto chiaramente che non ha guardato la serie e non la guarderà. Così ha commentato: “Non intendo ingrassare alcuna piattaforma digitale che, peraltro, in linea generale ritengo responsabile del degrado sociale cui stiamo assistendo”.
Come spesso succede con i suoi interventi, la provocazione di Crepet punta a dare vita a una discussione più ampia, dove i primi colpevoli sono proprio i genitori. Li considera irresponsabili – “si sentono undicenni”, dice – il cui unico interesse è pubblicare stupidaggini sui social. A suo avviso, gli adulti dovrebbero scendere in piazza ogni giorno e manifestare contro temi importanti come il femminicidio o altro, invece di rimanere sui social. “Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sé?”, si domanda lo psichiatra.