Era l’estate del 2014 e sui Social cominciarono a spuntare foto e video di gente che si rovesciava o si faceva rovesciare secchi d’acqua gelata addosso.
Sembrava un gioco, la moda del momento, in realtà era un’iniziativa per dare visibilità alla ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia terribile che ancora è senza cura.
In poche ore aderirono all’Ice Bucket Challenge personalità di vario genere: persone comuni, attori, attrici, musicisti, cantanti, sportivi, politici.
Non mancarono le critiche che sottolineavano la strumentalizzazione di una malattia a favore della propria immagine, ma a distanza di due anni la moda dell’Ice Bucket Challenge ha pagato!
Con i cento milioni di dollari raccolti in un anno, 77 milioni destinati direttamente alla ricerca, sono arrivati i risultati più importanti: grazie alla ricerca finanziata dall’iniziativa virale, infatti, i ricercatori hanno scoperto qual è il gene responsabile della malattia.
Non è stata trovata la cura, ovviamente, ma un passo importante è stato fatto, perché questa scoperta da ai ricercatori un target specifico su cui lavorare.
Dal successo social al successo scientifico il passo è stato breve!
