Si è concluso ieri il G20 di Roma con una bozza di accordo finale sul clima: i leader politici hanno trovato un accordo sul tetto massimo di 1,5 gradi per combattere il riscaldamento globale, senza tuttavia precisare e ribadire gli impegni di zero emissioni precedentemente annunciate entro il 2050.
I Paesi restano “impegnati sull’accordo di Parigi per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 gradi” si legge nel documento finale del vertice.
I leader del G20 hanno concordato sul fatto “che gli impatti del cambiamento climatico a 1,5°C sono molto inferiori rispetto a 2°C. Mantenere l’obiettivo di 1,5°C a portata di mano richiederà azioni significative ed efficaci e l’impegno da parte di tutti i Paesi”, ponendo come tempo massimo per la decisione finale metà del secolo, data su cui però non è stato raggiunto un accordo, soprattutto per le posizioni del ministro degli Esteri russo e quello cinese.
“Il 2050 non è un numero magico: se questa è l’ambizione dell’Ue, altri Paesi hanno altre ambizioni” ha commentato Serghiei Lavrov sull’obiettivo di neutralità carbonica, che la Russia si pone invece entro il 2060.
Stessa deadline anche per la Cina, responsabile di oltre un quarto (il 27,9%) di tutte le emissioni di CO2 del Pianeta, mentre l’Europa ne conta “solo” il 7/8%.
I Paesi del G20, come si legge nel documento finale, si impegnano a terminare entro l’anno i finanziamenti per nuove centrali a carbone: “Riconosciamo che le emissioni di metano rappresentano un contributo significativo al cambiamento climatico e riconosciamo, in base alle circostanze nazionali, che la sua riduzione può essere uno dei modi più rapidi, fattibili ed economici per limitarlo”.
Verranno inoltre stanziati oltre 100 miliardi a sostegno di quei Paesi in via di sviluppo per affrontare la transizione green.
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